Come superare il “muro” del maratoneta
La maratona è una prestazione sportiva
di lunga durata, in genere i campioni impiegano poco più di due ore di tempo,
mentre il tempo massimo può essere anche di 7-8 ore. Ogni concorrente deve sapere come
gestire le proprie energie per portare a termine la competizione nei tempi
prefissati. Tanti sono i fattori che possono influenzare l’atleta nella sua
prestazione. E’ difficile gestire la gara in quanto può accadere che prima di
arrivare al traguardo si può incontrare il cosiddetto “muro” che consiste in un
punto dove l’atleta sente di non avere più le energie per continuare la sua
prestazione all’andatura prefissata. In questi casi come si può fare a superare
il muro. Ci si può avvalere della meditazione, di un allenatore interno, di un
riesame di un precedente successo.
Come utilizzare la meditazione?
Bisognerebbe essere addestrati a
meditare ed iniziare la competizione già con un atteggiamento meditativo. La
meditazione inizia dal respiro nel “qui e ora”, momento per momento senza
giudicare, è una forma di autoconsapevolezza, si resta in ascolto, in
osservazione del respiro e delle sensazioni corporee, senza esaltarsi con le
sensazioni piacevoli e senza reagire a quelle spiacevoli, considerando che
tutto sorge e tutto muore momento per momento. Quindi quando arriva il momento
della crisi, del muro, l’invito è osservare le sensazioni di fatica, di dolore,
senza giudicare, senza reagire ma considerando di superare momento dopo momento,
metro dopo metro, per arrivare al traguardo. Non è semplice, sarebbe opportuno
addestrarsi a questo, ma si può provare.
Un altro aiuto può essere dato da
un allenatore interno
L’invito è di immaginare una persona
importante che dica delle parole importanti, significative per superare la
crisi, il muro, una persona che crede in te, che sa che ce la puoi fare, che ti
permette di aumentare la tua autoefficacia.Altro suggerimento, nel momento
della crisi, del muro, è ricordarsi precedenti esperienze di successo,
ricordare con quali risorse, caratteristiche, qualità si è riusciti a
sperimentare il successo.
Riepilogando, per superare il
muro è importante fare un lavoro sull’O.R.A.
E cioè focalizzarsi sull’Obiettivo,
sulla sua importanza, sull’investimento che si è fatto per raggiungerlo; sulle
Risorse occorrenti che molte volte si dimentica di averle, si dimentica di aver
raggiunto precedenti obiettivi; infine l’Autoefficacia aiuta a credere in se
stessi.
Prevenire l’infortunio ed aiutare l’atleta infortunato
Relazione fra stress ed incidenti
sportivi
Tamorri, Benzi, Reda(1) hanno
analizzato la relazione fra stress ed incidenti sportivi per proporre interventi
che possono ridurre il rischio. Andersen e Williams (2) hanno ipotizzato che
l’aumento della tensione muscolare, la riduzione del campo visivo e
l’incremento dalla distrazione, siano le principali cause della associazione
tra stress ed infortunio. Infatti la contrazione simultanea non richiesta di
gruppi muscolari agonisti ed antagonisti è una risposta comune negli stati di
stress. Questa tensione generalizzata del muscolo può portare ad affaticamento,
riduzione della flessibilità articolare, difficoltà nella contrazione motoria e
inefficienza muscolare. Il risultato finale è un maggior rischio di incidenti
come distorsioni, stiramenti, strappi. La riduzione dell’attenzione potrebbe
invece risultare dalla preoccupazione per gli eventi stressanti e per le loro
possibili conseguenze negative o da una deficitaria risposta di adattamento. In
uno studio, Thompson e Morris (3) riscontrarono che la relazione degli eventi
stressanti della vita e degli infortuni è mediata dall’attenzione. Eventi
stressanti della vita elevano il rischio d’infortuni riducendo l’attenzione,
accrescendo l’abilità dei giocatori a focalizzare l’attenzione, il numero
d’infortuni diminuiva. L’infortunio rappresenta un evento destabilizzante
l’equilibrio psicologico dello sportivo; un cattivo adattamento all’infortunio
può comportare la comparsa di sensazioni di rabbia e impotenza, sbalzi di
umore, sensi di colpa, pensieri depressivi, con la conseguente compromissione
delle relazioni famigliari, interpersonali, dell’andamento scolastico o
lavorativo, l’auspicabile intervento può espletarsi nel prevenire l’incorrere
dell’infortunio e nell’aiutare l’atleta infortunato.
Prevenire l’incorrere
dell’infortunio con respirazione e rilassamento
La velocità di respirazione influenza
la mente (4): gli effetti di una riduzione della velocità di respirazione non
si limitano solo al corpo, ma si estendono alla mente e alle emozioni. Una
respirazione lenta, tranquilla, porta compostezza e un naturale sollievo dalle
alterazioni emotive. Controllando e regolando la respirazione, si ottiene un
controllo completo su se stessi, riuscendo a rimanere mentalmente tranquilli
anche di fronte alle emozioni. Per questo in Giappone si crede tradizionalmente
che lo Zen, in cui il controllo della respirazione occupa un posto importante,
sia una via all’autocontrollo. La mancanza di autocontrollo fa si che persone,
altrimenti capaci, sotto stress non siano in grado di fare quello che in
condizioni normali sanno fare benissimo. Quando c’è in gioco qualche cosa di
importante, chi ha problemi emozionali di questo tipo si sente i muscoli e la
mente tesi, il che impedisce di agire in modo appropriato. Nessun accorgimento
cosciente può fare nulla per risolvere questo problema, fuorchè il controllo
della respirazione. Rilassamento progressivo neuromuscolare: consiste in un
esercizio di contrazione e decontrazione muscolare. Si ottiene una
consapevolezza delle proprie sensazioni della tensione psicologica e della sua
scomparsa quando i muscoli si rilassano. L’intento è di educare l’atleta alla
riduzione volontaria del tono muscolare. Gli esercizi devono essere svolti
giornalmente e progressivamente devono essere coinvolti la maggior parte dei
muscoli del corpo.
Aiutare l’atleta infortunato a
ritrovare la motivazione
Attraverso modelli di riferimento,
individuare altri atleti che hanno ripreso dopo un infortunio, dopo periodi di
stop prolungati a causa di squalifiche doping, dopo gravi incidenti. L’atleta
vincente riesce a trovare la determinazione, la calma, lo spirito di sacrificio
per ricominciare dopo ogni stop prolungato, dopo ogni sconfitta. Importanti
sono la meditazione, la visualizzazione, il lavorare sull’autoefficacia. Attraverso
la meditazione la persona riesce ad aspettare i suoi tempi, i tempi occorrenti
per il recupero, riesce a comprendere che tutto passa, tutto sorge e tutto
muore, riesce a non reagire agli eventi spiacevoli, riesce a partire dal qui e
ora e a programmare una formulazione del goal setting, un piano degli obiettivi
graduali con una giusta scansione temporale.
Con la visualizzazione l’atleta
infortunato può continuare ad eseguire un minimo di allenamento, ripetere
mentalmente il gesto motorio dato che l’imagery consentirebbe di rimanere
tecnicamente e muscolarmente allenati anche in stato fisico di effettivo
riposo, può ricercare precedenti gesti atletici che gli hanno permesso di
emergere, di ben figurare, di fare ottime prestazioni, può continuare a
sperimentare le sensazioni occorrenti per continuare la carriera sportiva, può
provare a visualizzare come sarà la sua ripresa all’attività sportiva e
gradualmente può sperimentare come sarà in futuro la sua prestazione atletica,
la sua performance. La persona che avrà sviluppato un forte senso
d’autoefficacia sceglie obiettivi più elevati, è più motivata, usa le proprie
capacità con maggiore efficienza, è meno ansiosa, gestisce meglio i fallimenti,
è più tenace e ottiene risultati più soddisfacenti di chi invece ha una
percezione negativa delle proprie possibilità.
Le fasi della ripresa psicologia
dell’atleta
La prima cosa da fare è partire dalle
proprie sensazioni fisiche, corporee, sentirsi, fare una scansione corporea
dalla sommità della testa e scendendo fino alle punta dei piedi. L’atleta può
individuare le parti fragili, deboli, da potenziare. L’atleta può individuare
eventali criticità che lo abbiano portato all’infortunio, può valutare,
studiare cosa può focalizzare la sua attenzione per evitare successivi
infortuni, ridefinire le priorità che si era prefissato prima dell’incidente,
allargare i suoi interessi anche ad ambiti non sportivi, continuando,
contestualmente a mantenere i contatti con il suo mondo sportivo, l’allenatore
e la squadra, accettare le emozioni negative legate all’infortunio, in attesa
di riprendersi la sua identità di sportivo. L’atleta può sentirsi soggetto
attivo nel processo di riabilitazione, definire un piano di ripresa, di
ripartenza, sviluppare un piano per un’azione futura efficace può individuare
le risorse occorrenti da pontenziare, sia personali che esterne, allenatore,
fisioterapista, psicologo, medico. Sviluppare
risorse interne allo scopo di aiutare a stabilire un senso di efficacia
e di possibilità per il Futuro, creare un suo Consigliere Interiore o un
“Allenatore Interiore”, creare una “Squadra Interiore” di aiutanti o di
sostenitori, ognuno in grado di apportare un’influenza positiva. L’atleta può
fissare obiettivi minimi di ripresa rispettando i tempi e le modalità
occorrenti, senza fretta di riscattarsi o di dimostrare a qualcuno. Fissare
obiettivi limitati, raggiungibili e progressivamente più ambiziosi è uno dei
modi migliori per aumentare l’autoefficacia dell’atleta. Persuasione verbale da
parte di altri, dei quali si hanno fiducia e stima attraverso gli
incoraggiamenti verbali che tendono a sottolineare gli elementi positivi di un
gesto o una azione.
(1) Tamorri
S, Benzi M, Reda MA. Psychology
of sports injuries: review and descriptive study of élite rugby union players. Ital
J Sport Sci 2004; 11: 34-44
(2) Andersen MB, Williams JM. Athletic injury,
psychosocial factors and perceptual changes during stress.J Sports Sci. 1999
Sep;17(9):735-41.
(3) Thompson NJ, Morris RD. Predicting injury risk in
adolescent football players: the importance of psychological variables. J
Pediatr Psychol. 1994 Aug;19(4):415-29.
(4) HIRAI
T., Curarsi con la meditazione zen, Red Edizioni Milano, 2007.
Il
dr. Matteo Simone (psicologo, psicoterapeuta e maratoneta) presenterà
prossimamente a Roma, il 18/04/2013 alle ore 19.00, c/o la libreria "Pagine di Sport", il suo libro intitolato “Psicologia dello Sport e non solo”. Sarà presente in veste
di moderatore Valerio Piccioni, giornalista della Gazzetta dello Sport, nonché
podista ed ideatore della notissima “Corsa di Miguel”.
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